Le nuove miniere sotto il mare

30 dicembre 2012 di Marco Lascia un commento »

Nelle rocce delle profondità degli oceani si nascondono enormi depositi di oro ,argento ,rame e altri minerali preziosi ecco come gli scienziati provano a estrarli.

Laggiù negli abissi ,dove lo scrittore Jules Verne ambientò il suo celebre Ventimila leghe sotto i mari ,le acque sono molto fredde e acide ,l’ oscurità è totale , e insolite creature si sono adattate a condizioni di vita estreme: piovre, calamari e vermi giganteschi , pesci senza occhi .Ma al di là dell’interesse naturalistico , oggi è l’ oro ad attirare l’ esplorazione di quei fondali così poco accoglienti .E’ nascosto nelle rocce anche oltre quattromila metri di profondità e ha un valore stimato di migliaia di miliardi di euro.
Le risorse minerarie sulla superficie terrestre si stanno esaurendo e non sono rinnovabili , perché la formazione di nuovi giacimenti richiede tempi lunghissimi di milioni di anni.
La richiesta di minerali aumenta invece in tutto il mondo ,soprattutto da parte di paesi come la Cina e l’India le cui economie crescono.
Riciclare i materiali usati non è sempre possibile e comunque non è sufficiente a soddisfare la domanda dei mercati mondiali , ecco perché l’attenzione si sta spostando versi i depositi naturali dei profondi fondali marini , ancora intatti.

Un tesoro tra i sedimenti

Non c’è solo l’oro , ci sono anche argento , rame , zinco ,cobalto , nichel , manganese e persino elementi rari nei sedimenti in fondo agli oceani .
Le zone vicine ai soffioni sottomarini (getti d’acqua caldissima a base di zolfo che fuoriescono dai fondali lungo le dorsali oceaniche a una profondità di 1500-4000 metri) sono delle vere miniere.
Ancora più in profondità (4000-6000 metri) si trovano noduli sferici od ovali contenenti ossidi di vari metalli. E poi ci sono le croste di manganese e cobalto , che coprono le pendici delle montagne sottomarine.

La sfida tecnologica

Una volta identificati i giacimenti , grazie ad attrezzature speciali che prelevano campioni di roccia , i minerali devono essere estratti e portati in superficie .
Non è facile perché in quelle condizioni la pressione dell’acqua sovrastante è centinaia di volte superiore a quella atmosferica a livello del mare , le onde di luce e quelle radio penetrano a fatica , e la temperatura dell’acqua è di 2-3 gradi centigradi . Servono tecnologie avanzate.
Come quelle della Nautilus minerals , azienda canadese di Toronto che ha messo in piedi il primo grande progetto per sfruttare commercialmente i depositi di zolfo (fonti di rame ,oro ,zinco e argento) a 1600 metri di profondità al largo della costa della Papua Nuova Guinea nel mare di Bismark.
Un’ area equivalente a 21 campi da calcio contenente 240mila tonnellate di rame e più di 11 tonnellate di oro .
Solwara 1 è il nome del progetto che partirà nel 2014 e avrà come primo cliente la cinese Tongling nonferrous metals.
E poiché le acque degli oceani oltre i limiti delle giurisdizioni nazionali sono “territorio di nessuno” esiste l’Autorità internazionale per i fondali marini (International seabed authority) che autorizza le aziende private e pubbliche a esplorare , ed eventualmente a sfruttare , le risorse minerarie nelle profondità del mare.

F: Airone

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